I casi storici di persone credute morte ma ancora in vita
Se esiste la tatofobia, cioè la paura di essere tumulati in un cimitero essendo ancora in vita, è perché ci sono stati casi di sepolti vivi famosi nella storia. Vicende agghiaccianti, venute alla luce, che hanno contribuito alla diffusione di tale fobia in ogni parte del mondo.
D’altro canto, in epoche passate, le conoscenze mediche non erano così avanzate né tantomeno gli esami strumentali per stabilire, senza ombra di dubbio, se una persona era realmente deceduta o fosse una morte apparente. Cosicché nel 1895 il medico inglese JC Ousley stabilì che in Gran Bretagna, ogni anno, circa 3000 persone subivano una sepoltura prematura. Alcune di queste vicende vennero alla luce, passando alle cronache, alimentando al tatofobia, detta anche sindrome di Lazzaro.
Il termine tatofobia deriva dal greco, taphos – sepolcro – e codifica la psicopatologia alla base del timore di essere sepolti in vita. Tuttavia le moderne tecniche diagnostiche permettono di verificare indiscutibilmente se una persona è viva anche se apparentemente sembra deceduto. D’altronde, la morte apparente è simile ad un vero decesso: è caratterizzata dalla perdita di coscienza, dall’impossibilità di percepire il battito cardiaco e dall’abbassamento della temperatura corporea.
Come accennato, con le moderne tecniche e conoscenze mediche, attualmente, difficilmente si possono verificare casi di sepoltura di persone vive ma apparentemente morte. Tuttavia il passato resta e la tatofobia si alimenta con i casi noti di sepolti vivi famosi della storia, di seguito ne vedremo i più significativi.
I sepolti vivi famosi della storia
I casi più agghiaccianti di morte apparente passati alle cronache storiche vennero alla luce per caso, ed alcuni ebbero anche un lieto fine. Altri furono più tragici: i graffi sulle bare e le unghie strappate per tentare di uscire dal sepolcre, e altri segnali rivelarono quanto fosse agghiacciante risvegliarsi trovandosi dentro a una bara e tumulati.
Margorie McCall: vissuta una volta sepolta due
Pur essendo trascorso qualche secolo, in Scozia è ancora diffusa la storia/leggenda di Margorie McCall che muore intorno al 1600 a causa di una febbre forse divuta al colera. Per prevenire il contagio immediatamente viene sepolta sottoterra all’interno di una bara, ma era morta solo apparentemente.
La notte dopo il funerale un gruppo di delinquenti la dissotterra e apre la bara. Lo scopo è di rubare un prezioso anello portato dal cadavere, peraltro tale crimine all’epoca era molto comune. Al posto della defunta, con grande stupore, i ladri trovano una persona viva e vegeta.
Margorie fece poi ritorno a casa dalla famiglia che, incredula e terrorizzata, la accolse. Rimase in vita per altri quindici anni e poi morì. Nella città inglese di Lurgan, si può trovare una lapide con l’iscrizione “Lived Once, Buried Twice,” – vissuta una volta, sepolta due – che si dice appartenga a Margorie McCall.
Anne Greene
La storia di Anne Greene fece talmente scalpore che ispirò la pubblicazione di due opuscoli diffusi in tutta l’Inghilterra nel XVII secolo. Nel 1650 la donna lavorava in qualità di collaboratrice domestica presso la famiglia Reade, nel villaggio di Steeple Barton, Oxfordshire.
La Greene aveva una relazione con il figlio 17enne dei padroni e presto scoprì di essere incinta. Il bambino nacque prematuramente morto, così Anne decise di seppellire il piccolo corpo di nascosto e da sola. Voleva evitare di creare inutili scandali.
Scoperta, accusata di infanticidio, fu condannata a morte. Venne impiccata nel castello di Oxford il 16 dicembre 1650, il boia ne decretò la morte certa anche se era un caso di morte apparente. Prima della sepoltura il suo cadavere venne inviato alla scuola di medicina per scopi accademici.
Poco prima di iniziare l’autopsia, gli studenti si resero conto che la donna respirava debolmente, aveva il polso appena percepibile e una lieve attività cardiaca: era ancora viva. Immediatamente curata Anne Greene si riprese completamente e il suo caso di morte apparente passo alla storia.
Giulio Maria della Somaglia
Tragico fu il destino toccato a Giulio Maria della Somaglia, un potente cardinale cattolico dell’800, figura di spicco dello Stato pontificio. L’uomo, in seguito a una forte febbre, venne inaspettatamente ritrovato morto il 2 aprile 1830. Come previsto dagli usi dell’epoca si decise di imbalsamarlo, per eventualmente esporre il corpo in una “sepoltura a vista”.
L’addetto all’imbalsamazione iniziò la procedura affondando un coltello nel petto del “defunto”. Fu proprio in quel momento che, per il forte dolore dovuto al colpo preso, il cardinale si riprese dallo stato di morte apparente. Morì pochi minuti dopo a causa della ferita ricevuta.
Duns Scoto
Emblematico fu il caso del celebre filosofo e teologo francescano Duns Scoto, che morì a Colonia, in Germania, nel 1308. Ma era ancora vivo anche se all’apparenza sembrava morto, e subì il destino di una sepoltura prematura. Infatti, celebrati i funerali, il suo corpo fu posto in una bara e rinchiuso dentro una cripta di pietra sigillata, nella chiesa dei francescani.
La cripta venne riaperta alcuni mesi dopo per seppellire un’altra persona, ma la scena che trovarono i frati fu agghiacciante. Duns Scoto non fu trovato nella bara ma all’ingresso della porta della cripta. Le mani erano distrutte nel tentativo di trovare una via di fuga dalla sepoltura. I testimoni in seguito dissero che l’espressione del suo volto era di “un’autentica maschera del terrore”.
Queste e altre storie di sepolti vivi famosi hanno alimentato nel mondo la tatofobia, al punto che alcune agenzie di pompe funebri offrono soluzioni per tranquillizzare chi ne soffre. Si tratta di bare con all’interno dispositivi di sicurezza: allarmi per avvisare all’esterno e kit di sopravvivenza da usare nell’attesa dei soccorsi.