Cos’è la tripofobia: la paura dei buchi - diariouniversale
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Cos’è la tripofobia: la paura dei buchi

Tripofobia: paura ancestrale, patologica e immotivata dei buchi. Moltissime persone al mondo ne soffrono

Cos’è la tripofobia: paura dei buchi
Cos’è la tripofobia: la paura dei buchi

Se guardando le immagini contenute in questo articolo si  prova un senso di repulsione, di spavento o di terrore allora si soffre di una ancestrale fobia. Ecco spiegato in maniera visuale e semplice cos’è la tripofobia: la paura dei buchi.

Tutti i termini che finiscono con “fobia” stanno ad indicare un timore patologico. Dal punto di vista etimologico, tripofobia deriva dal greco: τρῦπα, trýpa, che significa “buco” e φόβος, phóbos, che significa “paura”.

Si tratta, quindi, della paura patologica dei fori o dei buchi molto ravvicinati tra loro, o dell’insieme di protuberanze. Ad esempio buchi adiacenti tra loro come un nido d’api o dei fori profondi. Se la loro visione provoca un effetto negativo ci si trova di fronte a un caso di tripofobia.

Cos’è la tripofobia: paura patologica dei buchi

Il termine tripofobia è stato coniato recentemente, nel 2005. Questa patologia di natura “psichiatrica” non è stata ancora riconosciuta e codificata dalla scienza. Quello che si è stabilito è che sono molte le persone che manifestano reazioni avverse alla vista di queste immagini particolari.

Buchi, protuberanze e fori profondi, tutti vicini tra loro e che scatenano paura e repulsione indicano che una persona soffre di tripofobia. Si è stabilito anche che ci sono diversi gradi di reazione: leggero, in cui vi è una blanda risposta fino a patologico, dove la paura dei buchi è condizionante.

Nei casi più gravi, in cui la tripofobia scatena reazioni forti, si giunge ad avere soggetti con attacchi di panico. Da qui si evince che la tripofobia è un disturbo di tipo mentale. Ecco declinata in termini brevi cos’è al tripofobia.

Gli studi e le teorie sulla tripofobia

A condurre i primi studi sulla tripofobia sono gli scienziati e ricercatori dell’Università di Essex. Prendendo in esame un campione rappresentativo di diverse fasce di popolazione, presentando loro decine di immagini contenenti vari tipi di buchi a pattern ripetitivi, hanno sorprendentemente scoperto che il 16% dei partecipanti ha mostrato di avere reazioni di tipo tripofobico.

Cos’è la tripofobia: paura dei buchi
Cos’è la tripofobia: la paura dei buchi

I professori Geoff Cole e Arnold Wilkins, dell’ateneo dell’Essex, una volta condotta l’indagine hanno prodotto e pubblicato delle teorie circa l’origine di questa paura biologica e patologica. Secondo i due ricercatori le reazioni inconsce alle immagini di tipo tripofobico farebbero scattare nella “porzione primitiva del cervello” uno stato di allarme e spavento, come risposta tipicamente associata a una paura.

Ciò è dovuto al fatto che le foto in questione fanno scattare nella mente l’idea di animali velenosi e pericolosi. Serpenti, scorpioni e ragni. Il nostro cervello, essendo abituato a reagire alla vista di queste bestie e associandoli ai buchi delle loro tane, scatena le reazioni di terrore tipiche della tripofobia.

Questa teoria si aggancia a un’altra tesi secondo cui l’essere umano e gli animali sono “programmati” al fine di provare paura – e quindi una vera e propria fobia – di fronte a  cose che in passato hanno danneggiato l’uomo.

La cura contro la tripofobia

La tripofobia a livelli gravemente patologici può risultare una paura condizionante. Comunque, anche se non ufficialmente riconosciuta, può essere facilmente diagnosticabile e può esserne definito il grado e la gravità.

Cos’è la tripofobia: paura dei buchi
Cos’è la tripofobia: paura dei buchi

Al momento non esiste cura mirata e specifica contro la tripofobia. Come per tutte le fobie gli psichiatri suggeriscono la terapia cognitivo comportamentale (CBT), attualmente utilizzata per curare altri tipi di ansie e fobie. Un altro approccio che può essere efficace è la terapia espositiva. Si tratta di fare vedere ai soggetti in cura, in maniera molto graduale, immagini o oggetti tripofobici per ridurre l’ansia associata alla loro vista.

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