
Su Leonarda Cianciulli, soprattutto ai suoi tempi, sono state spese molte parole, a causa della particolarità del suo caso giudiziario. Su di sé scrisse anche un’autobiografia di circa 800 pagine, in seguito fatta circolare con il titolo “Le confessioni di un’anima amareggiata”. Più realisticamente furono i suoi avvocati a comporre il testo per meglio difenderla. Del resto, la protagonista aveva solo la terza elementare.
La Cianciulli visse e commise i suoi crimini a Correggio, una cittadina emiliana. Per fortuna fu fermata al terzo omicidio. La sua particolarità: scioglieva le vittime nella soda caustica, come nei processi di saponificazione. La donna è stata quindi una spietata serial killer. Ecco Leonarda Cianciulli chi era, ed ecco spiegato anche il motivo per cui fu denominata la saponificatrice di Correggio.
Se sono giunti ai giorni nostri molti particolari del suo caso si deve proprio alla sua autobiografia, in cui si delinea una personalità alquanto complessa. Dominata dalle credenze magiche, dalla chiromanzia e dalle maledizioni a lei rivolte e ai modi di esorcizzare la sorte. Ma tutto ciò non giustifica i tre omicidi di cui Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, si è macchiata.
Chi era Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio
Per capire meglio chi era Leonarda Cianciulli, la sua personalità e il suo modo di comportarsi bisogna partire dalle sue origini. Fin da bambina ha un rapporto conflittuale con la madre. La serial killer nasce a Montella, in provincia di Avellino, nel 1892. Come sostenne, fin da piccola era odiata dalla mamma e ciò la indusse a vari tentativi di suicidio.
Tale indole suicidaria non è stata mai dimostrata ma proviene dalla sua autobiografia. In essa sostiene che la madre era scontenta di vederla in vita dopo che aveva più volte tentato di morire.
In ogni caso Leonarda Cianciulli, prima di divenire una omicida seriale, ebbe diversi problemi con la giustizia. Dal 1912 al 1927 si macchiò dei reati di furto, minacce a mano armata di coltello e truffa. Quest’ultimo crimine la portò in carcere per poco più di un anno di reclusione. Aveva raggirato una donna facendosi consegnare oggetti di valore e denaro. Questa circostanza dimostra l’indole manipolatoria che già aveva la futura assassina, e tale dote le servì per attirare le sue tre vittime.
All’età di 23 anni Leonarda Cianciulli si sposa con tale Raffaele Pansardi, un impiegato dell’Ufficio del registro che qualche anno più tardi lascia la donna. Il matrimonio era osteggiato dalla madre che il giorno prima delle nozze la maledisse. Le augurò “una vita piena di sofferenze” e tempo prima una zingara le predisse “Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi”.
I figli della Cianciulli
A quanto pare queste predizioni si verificarono, perse i primi tredici figli con tre aborti e dieci neonati morti in culla. Da tutto ciò la fragile psiche di Leonarda Cianciulli rimase turbata. Per diventare madre ricorse ai buoni auspici di una maga, la quale la purifico dalle maledizioni. Successivamente ebbe quindi quattro figli in vita, tre maschi e una femmina, a cui si attacco morbosamente:
L’ossessione per i figli e la paura di perderli, associata alla fissazione per la magia indusse la sua mente ad avere pensieri sempre più strani e tormentati. Ritenne che per salvarli avrebbe dovuto fare dei sacrifici umani.
Nel suo memoriale scrisse “Non posso sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sogno le piccole bare bianche di quegli altri, inghiottiti uno dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture e spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli”.
Il trasferimento a Correggio
Dopo il matrimonio si trasferisce con il marito a Ariano Irpino ma i due, vittime del terremoto dell’Irpinia del 1930, vennero sfollati a Correggio. Con gli aiuti economici post sisma la Cianciulli aprì un piccolo commercio di abiti e mobili. Offriva anche servizi di chiromanzia e astrologia.
Si dimostrava gentile e affabile la Cianciulli con i propri clienti. I compaesani la giudicavano un poco eccentrica ma la consideravano una buona madre e una persona affidabile. Intratteneva i suoi avventori con aneddoti e storie di magia. Offriva loro dolcetti che preparava con le sue mani e li invitava nella propria abitazione.
Leonarda Cianciulli: le vittime della saponificatrice di Correggio
Complessivamente, le vittime della serial killer furono tre, tutte donne che finirono saponificate. Costoro erano parte delle tante persone che frequentavano Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio. Non più giovani e sole, avrebbero fatto di tutto per cambiare le loro vite, prive di amore e di emozioni. La Cianciulli comincio a maturare l’idea di ucciderle in un rito sacrificale con il fine della salvaguardia dei propri figli.
La prima vittima
La prima a finire nel pentolone fu Ermelinda Faustina Setti, detta “Rabitti”. Aveva 70 anni ma, inguaribile romantica, venne attirata nella trappola della Cianciulli con l’assicurazione di averle trovato marito a Pola. Fu convinta a non dire nulla per non creare invidie e la Cianciulli si fece firmare una delega per amministrare i suoi beni.
La vittima, su suggerimento della Cianciulli, scrisse anche delle lettere da inviare ai parenti. Il giorno della partenza, recatasi dalla sua carnefice per le ultime istruzioni, venne uccisa a colpi di ascia. Il corpo di Ermelinda Faustina Setti fu poi sezionato in nove parti, messe in un pentolone a saponificare con la soda caustica. Con il sangue della donna assassinata Leonarda Cianciulli fece poi dei dolcetti. Era il Il 17 dicembre 1939. Tali macabri particolari si devono al memoriale dell’omicida seriale.
La seconda vittima
il 5 settembre 1940 Leonarda Cianciulli colpì di nuovo. Questa volta si tratta di Francesca Clementina Soavi, un insegnante d’asilo convinta dalla sua assassina che avrebbe avuto un posto di lavoro in un collegio femminile di Piacenza. Leonarda la convinse anche a scrivere delle cartoline ai familiari, che prese in consegna, con lo scopo di scusarsi dall’assenza improvvisa.
A questo punto il rituale ebbe di nuovo luogo. Francesca Clementina Soavi venne uccisa a colpi di ascia e saponificata. I sui risparmi rubati dall’assassina che vendette anche le sue cose per tenersi i guadagni.
Il figlio di Leonarda, Giuseppe, andò a Piacenza a spedire le lettere della prime due vittime, per giustificarne l’assenza e distogliere i sospetti. Ma stavolta la donna assassinata non era rimasta in silenzio, si era confidata con una vicina di casa.
La terza vittima
La terza a finire nel pentolone fu Virginia Cacioppo, un ex soprano di discreto successo. La Cianciulli le aveva promesso un posto di lavoro presso un fantomatico impresario teatrale di Firenze, con la prospettiva di tornare nelle scene.
La Cianciulli si fece promettere il silenzio ma la sua vittima non mantenne e si confidò con una amica. La mattina della partenza, Virginia Cacioppo, subì la sorte delle altre, era il 4 settembre del 1940 quando finì uccisa e saponificata. Leonarda confessò di avere dato le saponette fatte con il corpo della vittima ai vicini di casa e conoscenti.
La confessione di Leonarda Cianciulli
Già nel 1941 la scomparsa delle tre donne, vittime di Leonarda Cianciulli, venne notata dai suoi concittadini. Gli abitanti di Correggio sapevano delle frequentazioni delle assassinate a casa della serial killer. Inoltre, un buono fruttifero bancario appartenuto alla Cacioppo fu fatto risalire alla disponibilità della saponificatrice di Correggio.
Ben presto fu messa sotto torchio, la casa della Cianciulli, perquisita, rivelo ulteriori prove. Ci furono anche le amiche delle vittime, che avevano raccolto le loro confidenze, a testimoniare.
Messa alle strette, l’omicida seriale confessò quasi subito il primo delitto. Gli interrogatori degli inquirenti, facendosi più incalzanti, portarono alla completa confessione dei tre omicidi.
Si dichiarò colpevole, descrisse il modo in cui aveva ucciso: a colpi d’ascia, espose come si era disfatta dei cadaveri saponificandoli. Gli ulteriori resti umani gettati in un pozzo nero mentre con il sangue delle vittime aveva fatto dolcetti, dati da mangiare ai propri figli. In questo modo avrebbe protetto la loro sorte. Farnetico anche su presunti atti di cannibalismo.
Il processo
Fu istruito il processo per omicidio, furto e distruzione di cadavere. Il figlio, che aveva spedito da Piacenza le lettere delle vittime, accusato di complicità, sconto cinque anni di pena per poi essere scarcerato per insufficienza di prove.
Il processo a Leonarda Cianciulli, ormai definita la saponificatrice di Correggio si aprì il 12 giugno 1946. Venne depositata l’autobiografia della criminale come prova della complessa personalità dell’imputata. La sua psiche era tormentata da credenze magiche e sortilegi che lei aveva esorcizzato con le tre uccisioni. Anche la testimonianza dell’imputata era dominata da queste sue tesi.
L’accusa, di contro, sosteneva che la Cianciulli aveva agito solo per sete di denaro. Si dibatté molto sull’attenuante dell’infermità mentale della donna, ma alla fine le fu concessa la sola semi infermità.
La storia della Cianciulli vuole che, durante il processo, fosse portata presso un istituto di medicina legale per dimostrare come avesse dissezionato i cadaveri delle tre donne. Con l’ausilio di ascia, sega e coltelli, impiegò solo 12 minuti per smembrare un cadavere di un senzatetto.
La sentenza venne pronunciata il 20 luglio 1946, colpevole di omicidio plurimo, furto, vilipendio e distruzione di cadavere. La semi infermità mentale, riconosciuta, la salvò dall’aggravante della premeditazione che tuttavia in seguito le venne riconosciuta per la continuazione dei reati. La condanna fu a 30 anni di reclusione di cui tre in manicomio criminale.
Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, entro in manicomio e ci rimase fino alla morte avvenuta dopo 24 anni, il 15 ottobre 1970 a Pozzuoli.
Leonarda Cianciulli nei media
La particolarità della storia di Leonarda Cianciulli la proiettò sui media in diverse forme. La sua autobiografia: “Le confessioni di un’anima amareggiata” a ridosso del processo, venne pubblicata in sordina per rivelare le distorsioni mentali dell’autrice. Altri saggi furono scritti su di lei, in particolare:
- La Cianciulli e l’Ermellina, nella raccolta Fuori e dentro il borgo (1997) di Luciano Ligabue;
- La saponificatrice di Correggio, pubblicato dalla casa editrice Edifumetto nel 1973, nel n. 8 della serie I Sanguinari;
- Augusto Balloni, Roberta Bisi e Cecilia Monti, Soda caustica, allume di rocca e pece greca. Il caso Cianciulli;
- Carmela Maria Barbaro, La strega del sapone. Storia del caso della Saponificatrice di Correggio;
- Giovanni Buzi e Cinzia Pierangelini, Sangue, garofano e cannella;
Diversi sono anche i titoli di film sulla saponificatrice di Correggio:
- Gran bollito di Mauro Bolognini del 1977;
- La Saponificatrice – Vita di Leonarda Cianciulli di Alessandro Quadretti;
- Da Lucia di Roberto Capucci Blue Suede Shoots;
- Leonarda di Luca Brinciotti con Rosaria Cianciulli, cortometraggio del 2016.
Anche il teatro e la musica si occuparono di lei in diverse occasioni. Recentemente, su Raiplay sono disponibili un podcast e un documentario e molto attendibile sulla vicenda. Dalla serie, Stelle Nere il titolo è: Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio. L’invito è a vederlo per meglio capire chi era questa serial killer, entrando nei meandri della sua mente.